Vino biologico, cresce la rete del Biodistretto del Chianti

Un vino di qualità che rispetta e tutela l’ambiente, rilancia e stimola l’economia vitivinicola e promuove i vantaggi della coltura biologica. Con il graduale aumento del numero delle aziende convertite al bio, si rafforzano gli obiettivi della rete del Biodistretto del Chianti, nata dalla collaborazione tra il mondo agricolo e le amministrazioni comunali del Chianti, sancita nel 2016. Sono una cinquantina le realtà dei territori di area fiorentina e senese che oggi producono integralmente biologico ispirate dall’anima del progetto le cui radici, affondate nel 2012, sono legate all’area di Panzano in Chianti dove la percentuale del biologico raggiunge il 90 per cento. E’ tra le colline panzanesi che, alcuni anni fa, nacque il primo Biodistretto vitivinicolo di Greve, con l’eccellenza di Panzano, grazie all’intraprendenza di alcuni viticoltori che introdussero sperimentalmente metodologie naturali per contrastare la proliferazione dell’insetto più pericoloso e dannoso per la vita delle vigne, lo Scafoideus Titanus, evitando l’utilizzo di molecole di sintesi ma ricorrendo esclusivamente all’applicazione di elementi presenti in natura.

Uno dei pionieri che trent’anni fa iniziò a realizzare il sogno di produrre un’eccellenza vinicola rispettosa dell’ambiente è Luca Orsini, vignaiolo doc, come ama definirsi lui stesso, da qualche anno alla guida, nel ruolo di vicepresidente, del Biodistretto del Chianti. “Il vignaiolo è colui che segue tutto il processo produttivo del vino, dalla raccolta delle uve alla commercializzazione – spiega Luca Orsini – utilizziamo solo rame e zolfo e concimi di origine organica, il nostro impegno è quello di produrre un vino di altissima qualità accessibile alle tasche del consumatore”.

L’obiettivo del Biodistretto è quello di potenziare la rete ed estendere i principi e la gestione pratica ad un territorio sempre più ampio.  “Nel Chianti il biologico ha raggiunto il 30 per cento di superficie coltivata  – aggiunge il sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani – ma sempre più numerose sono le aziende che ci stanno credendo e stanno intraprendendo questa direzione, un processo rilevante non solo sul piano della tutela dell’ambiente e per le garanzie che comporta legate ad una produzione di qualità  ma anche sul piano economico, il biologico  prima era un settore di nicchia ora non lo è più, sta diventando sempre più competitivo come dimostra la percentuale presente su tutto il territorio grevigiano che supera il 40 per cento”. Il Biodistretto del Chianti mette in campo anche un ruolo diverso dell’agricoltore, mutuato dall’esperienza del passato, il viticoltore che presidia, monitora e preserva l’ambiente senza abusarne è prima di tutto un custode attento del territorio.